La colecisti, o cistifellea, che si trova al di sotto del fegato, concentra e immagazzina la bile prodotta dal fegato. Questa è essenziale per l’assorbimento dei grassi e pertanto, durante la digestione, viene riversata nell'intestino attraverso il coledoco, un sottile tubo che costituisce la porzione terminale delle vie biliari, che comprendono i dotti biliari all'interno del fegato e il dotto cistico, proprio della colecisti.
Queste strutture possono andare incontro a tumori definiti colangiocarcinomi.
Il fattore di rischio più comune è rappresentato dai calcoli biliari, dall’infiammazione cronica del dotto biliare (colangite cronica) e dalla cirrosi. Anche l’obesità e una dieta ricca di carboidrati e povera di fibre sembrano concorrere alla loro insorgenza. È presente anche una componente ereditaria.
I sintomi, che si manifestano tardivamente nel decorso del tumore, comprendono
dolore addominale, nausea e vomito, ittero (colorito giallo della pelle e degli occhi), perdita di appetito, perdita di peso, febbre e prurito.
La diagnosi viene posta principalmente attraverso esami ematochimici (per valutare i livelli degli enzimi epatici, della bilirubina, e di specifici marcatori tumorali – CEA e CA19-9), l’ecografia addominale, la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica combinata con la colangiopancreatografia.
In relazione allo stadio e il tipo di tumore, oltre che alle condizioni generali del paziente, si valuta la cura: la chirurgia rappresenta il trattamento più efficace attraverso la colecistectomia, cioè la rimozione chirurgica della cistifellea, eventualmente estesa a una parte del fegato, dei linfonodi e delle vie biliari. La chemioterapia non è molto efficace e di solito è di supporto alla chirurgia. Negli stadi più avanzati della malattia o quando la chirurgia non è applicabile, si può creare un bypass che oltrepassi il tratto di dotto biliare ostruito dal tumore e ripristinare così il passaggio della bile.