Una delle patologie che il Sistema Socio-sanitario della Regione Lombardia inserisce nel programma dei Presa in carico del Paziente cronico. La sigla IRC sta per Insufficienza Renale Cronica. Questa è una condizione estremamente grave in cui i reni non sono più in grado di svolgere la loro funzione (regolazione dell’equilibrio idrico-salino, depurare il sangue dalle scorie, produzione di alcuni ormoni). Può progredire sino a uno stadio terminale (noto anche con la sigla ESRD, dall’inglese End Stage Renal Disease) che richiede, affinché il paziente possa continuare a sopravvivere, un trattamento sostitutivo.
Questi sono due: la dialisi e il trapianto di rene.
I trattamenti dialitici disponibili, a loro volta, si distinguono in emodialisi e dialisi peritoneale. La prima si effettua in circolazione extracorporea e viene praticata
in genere in ospedale, mentre la dialisi peritoneale utilizza come membrana dializzante il peritoneo e si effettua in genere al domicilio.
Non vi sono differenze significative in termini di sopravvivenza tra le due opzioni, anche se molti studi hanno rilevato una migliore sopravvivenza con la dialisi peritoneale nei primi 1-2 anni e invece migliore con l’emodialisi negli anni successivi.
Un parametro essenziale per decidere quando iniziare la dialisi è il valore del volume del filtrato glomerulare (noto anche con la sigla VFG – velocità di filtrazione glomerulare): si tratta della velocità con cui si forma il filtrato renale a livello del corpuscolo renale (che insieme al tubulo renale costituisce il nefrone, l’unità strutturale e funzionale del rene) e si misura in mL al minuto. Tale valore è compreso tra 30 e 44 mL/min nello stadio 3 della malattia renale cronica; tra 15 e 30 mL/min nello stadio 4, quando i reni sono danneggiati in grado avanzato, ed è invece di 15 mL/min o inferiore quando il danno renale è terminale: è a questo punto che bisogna impostare la terapia sostitutiva. Ovviamente, questa va pensata e programmata per avere il tempo sufficiente per i preparativi necessari.