I traumi vertebro-midollari rappresentano un’urgenza sia sotto il profilo diagnostico che terapeutico. Non solo perché lesioni spinali sono relativamente comuni e perché le possibili conseguenze sono permanenti oltre che gravi, ma anche e soprattutto perché il primo soccorso costituisce una fase estremamente delicata. Si calcola, infatti, che circa il 25% dei danni permanenti nei casi di traumi midollari vengono causati proprio all’atto del soccorso. Nel 27% dei casi, i lesionati non avvertono alcun dolore e tentano di rimettersi in piedi e di camminare. Tuttavia, l’immobilizzazione è cruciale per evitare il rischio di danni secondari. L’assenza di dolore o di altri sintomi (per maggiori dettagli vedi traumi vertebro-midollari) non esclude quindi la presenza di una lesione midollare. Per questo motivo, fino a prova contraria, nei casi di sospetta lesione vertebro-midollare è bene trattare il paziente come lesionato a tutti gli effetti. In fase extraospedaliera, pertanto, si cerca di stabilizzare il paziente limitando i rischi di lesioni midollari secondarie: è necessario immobilizzare il paziente facendo particolare attenzione al collo, alla schiena ed alla testa.
Accertamenti radiografici, tomografia computerizzata (TC), risonanza magnetica (RM), sono gli esami di base per giungere alla diagnosi e localizzare la lesione.
Il tessuto nervoso lesionato non ha proprietà rigenerative, ma interventi chirurgici e terapie fisiche basate su protocolli riabilitativi possono favorire il recupero parziale delle funzioni. Sono in corso, tuttavia, numerosi studi e ricerche volte a stimolare la rigenerazione delle fibre nervose: l’impiego delle cellule staminali, la stimolazione magnetica transcranica, la produzione di fattori neuroprotettivi e trofici sono tutti settori che potrebbero apportare significativi risultati per migliorare la qualità di vita.