Le protesi articolari sono componenti che sostituiscono in parte o completamente un’articolazione compromessa da eventi traumatici o malattie degenerative (osteoartrite, artrite reumatoide…) restituendo così la funzionalità.
Le protesi sono composte per lo più da leghe di materiale metallico e polietilene.
Le protesi del ginocchio e dell’anca sono quelle maggiormente impiantate e hanno un’alta percentuale di successo, anche in termini di durata: quelle di ultima generazione possono durare da 10 a 20 anni. Ce ne sono di diversi tipi, per quelle del ginocchio, per esempio, si distinguono una protesi totale e una parziale: nella protesi totale, strutture artificiali in metallo sostituiscono le estremità sia del femore che della tibia, mentre nella protesi parziale (peraltro poco praticata) si interviene su una sola estremità.
Altre protesi sono quella della spalla, del gomito, del polso e della caviglia.
Gli interventi di chirurgia protesica sono ormai di routine. Ciò non toglie che possano esservi problemi dopo l’impianto di una protesi, a partire dalle infezioni protesiche. Queste possono essere precoci, entro le 4 settimane dall’intervento, ma anche ritardate e tardive quando insorgono, rispettivamente, tra 1 e 24 mesi o oltre i 24 mesi.
Altre complicazioni, per esempio nel caso di protesi d’anca, comprendono dismetria (quando si ha una differenza di lunghezza tra i due arti), la lussazione (quando le componenti protesiche si disassemblano), un ritardo di cicatrizzazione della ferita, o allergie alle componenti metalliche della protesi. Si possono poi avere trombosi venosa profonda ed embolia polmonare, nonché complicazioni vascolari e nervose.
Dopo l’intervento, il paziente va attentamente seguito: la gestione del dolore e la prevenzione della trombosi venosa profonda e quindi della formazione di coaguli di sangue sono essenziali in questo percorso, che comprenderà poi la fisioterapia con esercizi di mobilizzazione.