L’edema della papilla ottica, anche conosciuto come papilledema, è un ingrossamento di alcune fibre del tessuto nervoso (le fibre gangliari) nel punto in cui il bulbo oculare e il nervo ottico si incontrano. Il papilledema può manifestarsi come possibile segnale della presenza di alcune patologie, tra le quali tumori, meningite, diabete, emorragia cerebrale ed enfisema polmonare. Da notare è che non si può parlare di edema della papilla ottica se non si verifica un aumento della pressione all’interno del cranio.
Nella sua fase iniziale l’edema della papilla ottica provoca un aumento del punto cieco dell’occhio, ovvero un ampliamento dell’area della retina (la membrana più interna del bulbo oculare) priva di ricettori per la luce. In seguito, il papilledema provoca dei sintomi visivi quali la visione doppia (diplopia), vista offuscata e una parziale alterazione del campo visivo (scotoma).
La diagnosi può essere effettuata tramite l’esame oftalmoscopico, un’analisi che permette di osservare le strutture interne dell’occhio, seguita da ulteriori indagini medico-sanitarie (le più comuni sono quelle neuroradiologiche e la misurazione della pressione del liquido cerebrospinale). Tramite la determinazione dello spessore delle fibre nervose dell’occhio mediante l’OCT (tomografia a coerenza ottica), si può inoltre verificare il grado di avanzamento dell’edema e monitorarne gli sviluppi.
Il trattamento dipenderà dalla specifica causa che ha generato il papilledema, ma in caso di urgenza si può trattare il disturbo riducendo la pressione endocranica).