Una persona su tre al di sopra dei 65 anni e una su due al di sopra degli 85 cadono almeno una volta all’anno. Il 30% dei soggetti caduti riporta lesioni gravi che comportano una diminuzione dell’attività fisica, un aumento del rischio cardiovascolare e dell’insorgenza di patologie correlate all’inattività. La mortalità a un anno arriva ad essere del 7%.
Sono numerose le malattie che predispongono o si associano a Progressivo declino funzionale neuromotorio e a Disturbi dell’equilibrio e del cammino, determinando quindi un aumento del rischio di caduta.
Tra queste malattie non sono importanti solo quelle neurologiche (per esempio Sclerosi multipla, Atassie ereditarie, familiari e secondarie, Neuropatie periferiche) o quelle vestibolari, ma anche quelle dell’apparato locomotore. Di queste ultime sono molto importanti l’artrosi, che causa deformità degli arti e della colonna, o debolezza dei muscoli degli arti inferiori.
Molti dei fattori di rischio di caduta potrebbero essere corretti in parte o completamente. Fattori intrinseci al soggetto possono consistere in:
- abbassamenti improvvisi di pressione arteriosa con il raggiungimento della stazione eretta (ipotensione ortostatica);
- disturbi del ritmo cardiaco, della circolazione cerebrale e/o vascolari periferici;
- disturbi del sonno;
- perdita della visione dei contrasti;
- farmaci psicoattivi e cardiovascolari (antiipertensivi).
Anche l’abbigliamento scelto può influenzare il rischio di caduta.
Inoltre esistono anche i rischi ambientali:
- domestici, per esempio scarsa illuminazione, presenza di tappeti;
- urbani, quali marciapiedi, scalinate, affollamento.
Con un’adeguata valutazione multidimensionale e con appropriati programmi di monitoraggio e cura, i diversi fattori di rischio possono essere presi in carico e trattati in modo integrato.