L’Artrite infettiva, detta anche settica, è un’infezione di tipo batterico, fungino o virale, che interessa il liquido e i tessuti di un’articolazione, spesso quella del ginocchio o dell’anca. La sua incidenza è maggiore tra gli anziani. Talvolta, si sviluppa in soggetti che hanno un’infezione che non colpisce direttamente ossa o articolazioni, ma organi dell’apparato digerente o i genitali. In questo caso, l’artrite è una reazione all’infezione e viene chiamata artrite reattiva.
Si distingue in acuta e cronica.
L’Artrite infettiva acuta è la più diffusa e si sviluppa rapidamente a partire da batteri che riescono a danneggiare in maniera grave la cartilagine dell’articolazione.
L’Artrite infettiva cronica si sviluppa in maniera più lenta e interessa una o più articolazioni della spalla, del ginocchio, dell’anca, del gomito, del polso e delle dita.
L’agente infettivo che determina l’infiammazione raggiunge l’articolazione per mezzo del sangue, a causa di ferite infette o per via della contaminazione prodottasi durante un intervento chirurgico. I batteri più frequentemente responsabili sono lo stafilococco, lo streptococco e il gonococco. Fattori di rischio, tuttavia, sono anche il virus dell’HIV, l’abuso di alcol e droghe, malattie croniche come il diabete, l’emofilia, l’anemia falciforme, l’artrite reumatoide e la presenza di protesi.
In fase acuta, l’articolazione tende a diventare dolente, arrossata e calda, e il soggetto può avere anche febbre e brividi. In fase cronica, invece, compaiono gonfiore, arrossamento e calore lievi, e un dolore moderato. A seconda della causa, tuttavia, possono comparire anche altri sintomi: formazione di vesciche, piaghe, irritabilità, mancanza di appetito.
Il sospetto di Artrite infettiva, avanzato dal medico può essere confermato da una serie di esami di laboratorio e strumentali. Il liquido articolare prelevato (aspirazione articolare o artrocentesi) viene coltivato per individuare eventuali batteri infettanti. Indicazioni in tal senso possono derivare anche dalle analisi del sangue. L’ecografia e la risonanza magnetica (RM) aiutano a esaminare meglio l’articolazione e a identificare possibili accumuli di liquidi.
Il trattamento passa attraverso l’assunzione di antibiotici, inizialmente per via endovenosa e poi per via orale per almeno due settimane a ciclo. Se presente pus, questo viene eliminato tramite aspirazione con un ago o con approccio chirurgico volto a favorire il drenaggio. L’articolazione viene in genere bloccata per pochi giorni con una stecca, per evitarne il movimento e alleviare il dolore. Per ristabilirne la funzionalità, è indicata la fisioterapia.